INDIETRO NEL TEMPO...
Ripenso a mio padre Gerolamo Peretti che fu uno dei fondatori e presidente dell’Associazione “Amici di Don Palazzolo” dal gennaio del 1987 fino al luglio del 1991, quando purtroppo morì.
Il mio papà – che tutti conoscevano come “Momo” – aveva una grande passione che seguiva tenacemente: stava sempre dalla parte dei più deboli, di tutti coloro che avevano bisogno di aiuto, di chi aveva difficoltà economiche, sociali, relazionali.
Negli Anni Sessanta aveva fondato a Milano il “Circolo dei Sardi” che diventò un punto di riferimento per tutti gli immigrati arrivati in quegli anni dalla Sardegna per cercare un lavoro; un luogo di aggregazione per chi nella grande città si sentiva solo e doveva superare il forte distacco dalla propria terra.
Appena si presentava l’occasione, dal Circolo dei Sardi mio padre portava all’Istituto Palazzolo artisti e gruppi musicali, in trasferta a Milano per manifestazioni culturali o fieristiche, i quali si esibivano in spettacoli inusuali e coinvolgenti.
Una delle più belle iniziative fu quella del Carnevale sardo, quando sul palco del teatro arrivarono i “Mamutones” e altre maschere acratteristiche e molto suggestive.
Un’altra iniziativia interessante organizzata da mio padre al Circolo dei Sardi fu la mostra di quadri artigianali realizzati da Stefano Ferrara, molto popolare tra gli studenti, custode dell’Università Statale di via Conservatorio, con l’uso di gusci di cozze e vongole che ottenevano effetti cromatici straordinari.
Tale evento, al quale partecipò anche una delegazione di anziani dell’Istituto Palazzolo, offrì l’importante messaggio che dalla materia, anche povera, si possono realizzare opere artistiche di grande suggestione e diede nuovi spunti per le terapie occupazionali destinate alle persone anziane.
Anche i “Siamo Noi”, un gruppo di giovani musicisti dell’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo di piazza Vetra, furono invitati a suonare diverse volte nel teatro del Palazzolo ed ebburo un grande successo.
Mi piace ripensare a quegli anni di forte impegno sociale, ma anche di grande creatività e fantasia. Ricordo così il mio papà, la sua attenzione per gli altri, la sua particolare sensibilità per le persone fragili, la sua straordinaria capacità di ricomporre tutto e tutti e di valorizzare le diverse risorse disponibili per creare nuove opportunità e nuovi stimoli.
Costanza
PERCHÉ SONO AL PALAZZOLO...
Avevo del tempo libero e su suggerimento di un Padre Gesuita mi sono rivolta a Suor Generosilde Cisana, allora responsabile del servizio sociale, per sottoporle la mia disponibilità per un servizio di volontariato.
La sua risposta è stata: “Ti manda il Signore”. In un reparto avevano bisogno di una volontaria che stesse vicino alla signora Elena perché non riuscivano più a contenerla. La signora Elena girava nei viali del Palazzolo e per le strade adiacenti frugando nei cestini della spazzatura alla ricerca di cibo portando tutto quanto raccoglieva in reparto.
Ho scoperto frequentandola che prima di entrare al Palazzolo le signora Elena aveva una fattoria alle porte di Milano ed era abituata a non sciupare niente perché aveva ogni sorte di animali da sfamare. Così anche al Palazzolo ha continuato la sua abitudine di raccattare ogni cosa.
Il compito che mi era stato affidato era quello di passeggiare con lei per non lasciarla sola ed anche per evitare che frugasse in spazzature pericolose.
Ho accompagnato la Signora Elena per qualche mese fino alla sua morte. Lei mi aspettava perché oramai eravamo diventate amiche.
Dopo la sua morte ho continuato a frequentare il Palazzolo perché quella frase che mi aveva detto Suor Generosilde accogliendomi: “Ti manda il Signore” era impressa nel mio cuore.
Ormai sono passati diciotto anni, ma tutte le volte che varco la soglia dell’Istituto Palazzolo mi sento mandata dal Signore.
Al Palazzolo ho assaporato un grande spirito di famiglia e per questo non vengo qui con l’etichetta di volontaria perché mi sento una creatura umana che condivide con altre umanità per arricchirci vicendevolmente.
Far parte dell’Associazione Amici di Don Palazzolo è un grande dono che arricchisce e sostiene la mia vita. Le giornate di formazione mi permettono di ritrovarmi insieme a fratelli e sorelle che fanno parte dell’Associazione, per ascoltare la Parola di Dio, per condividere la nostra fede in Gesù risorto, per ritrovare in Lui la gioia di annunciare, nella vita quotidiana, che Lui è Risorto. Le giornate di formazione passate insieme favoriscono la crescita della fraternità perché ci permettono di conoscerci di più e di aiutarci vicendevolmente.
Marisa
L'INCANTO, LA GRATUITÀ, IL CANDORE È LA BELLEZZA CHE C'È NEL VOLONTARIATO
All’inizio degli anni Ottanta, in tutto il mondo, esplose l’epidemia di AIDS. Anche in Italia si raggiunsero picchi di mortalità molto elevati senza alcuna possibilità farmacologica di far fronte a questo virus. A Milano l’Ospedale Sacco specializzato in questo genere di malattie infettive non era più nelle condizioni di accettare malati, i reparti erano sovraffollati. Così, in collaborazione con la Caritas, si realizzarono dei micro appartamenti ospedalizzati in contatto continuo con il centro ospedaliero. Una di queste micro strutture venne allestita nella nostra Casa della Carità, cioè al Palazzolo. Un’area, al pian terreno, fu realizzata per questa emergenza dove iniziarono a essere accolti i primi sette ospiti, questa era la massima capienza. Tutti ragazzi, ragazze giovani ormai colpiti dalla malattia conclamata. La speranza di vita era limitata nel tempo. Ognuno di loro attendeva con trepidazione il risultato del numero di linfociti perché sotto una certa soglia ormai il percorso era inesorabilmente segnato.
C’era, purtroppo, scusate se uso questa parola, un turn-over abbastanza rapido e pensate la difficoltà, la sofferenza, soprattutto, a iniziare una relazione con uno di questi ragazzi e dopo qualche mese interromperla e iniziare daccapo: terribile.
Il primo volontario entrato in questa casa della sofferenza appartiene alla nostra associazione. Entrato con molta, molta paura e ciò lo rende umano. Paura superata con la consapevolezza che queste persone infette fossero completamente emarginate da tutti. Erano i nuovi appestati. Consapevole che tutta la formazione palazzoliana ricevuta dovesse avere un senso e si dovesse concretizzarla nel momento del bisogno, seppur drammatico.
Tra i tanti ragazzi/e che questo volontario ha conosciuto in quelle stanze, ne ricorda uno in particolare: Marco. Un ragazzo di trent’anni, con esperienze carcerarie a causa della droga. Un viso apparentemente sereno e solare. Affettuoso e dolce. Impiegava un po’ del suo tempo a realizzare i TAU (croce quale segno di redenzione), e subito ne ricevette uno in regalo. Venivano venduti e il ricavato andava nella cassa comune per partecipare alle spese della piccola comunità. Ognuno di loro aveva una certa manualità e la dimostrava realizzando oggetti che venivano messi in vendita.
Si instaurò così una forte relazione fraterna di amicizia terminata il giorno di Natale. Giorno in cui il volontario si recò ad augurare Buon Natale. Ma quando vide Marco non ebbe il coraggio di formulare alcuna parola. Marco era coricato nel suo letto, sofferente, colpito da un tumore al cervello che gli annebbiava anche la vista. Gli rimase un po’ accanto cercando di confortarlo e Marco gli donò questa frase che ricorderà per tutta la vita: “ Ora che avevo iniziato a vivere mi tocca morire”
A cura di Paolo Tempo
GRAZIE!
Un breve pensiero per l’anniversario dei trent’anni della nostra associazione. Sono contenta di dare ancora un aiuto e un sorriso ai nostri ospiti, in cambio ricevo tanta serenità.
La persona che desidero ringraziare e a cui sarò sempre riconoscente è la cara Suor Generosilde, che con la sua dolcezza e fermezza mi ha invitata ad inserirmi in questa grande famiglia.
Ringrazio le Suore di Don Palazzolo e tutti voi per il vostro calore umano e l’aiuto religioso.
Spero che il Signore mi dia sempre la forza di continuare questo cammino.
Mavra
IL PIÙ BEL DONO DI COMLEANNO CHE ABBIA MAI RICEVUTO
Sì, il giorno del mio compleanno ho ricevuto una grande dimostrazione di affetto, tenerezza e amicizia.
Non avrei mai immaginato di provare una emozione così forte da commuovermi.
Oggi, solo oggi, ho potuto in questa occasione, che per me si è rivelata preziosa, comprendere la differenza tra dono e regalo.
Come del resto quasi sempre, il giorno del mio natale mi sono recata al quarto piano della sezione Generosa dell’Istituto Palazzolo per svolgere la mia attività di volontariato a favore degli ospiti.
Ho salutato le persone presenti e, in particolare, mi sono intrattenuta con la cara signora Angelina; dopo alcuni piacevoli scambi di parole e confidenze, ecco la sorpresa grande, grande.
Angelina mi dice: “Cara Elena, oggi è il giorno del tuo compleanno e ho pensato di rinunciare alla mia fetta di tortaper te, così da festeggiarti; ti faccio tanti cari auguri e grazie per il bene che ci fai con la tua presenza”.
Dove sta la ricchezza contenuta in una fetta di dolce?
Nella semplicità del gesto, capace però di stupirmi per la sovrabbondanza di grazia e umanità, compiuto da Angelina.
Grazie, mia cara e adorata Amica!
Elena
DALL'ALTRA PARTE DELLA STRADA...
Sono volontaria al Palazzolo dal 1984 e la mia presenza è quasi giornaliera.
Qui è morta mia mamma dopo un anno di sofferenze. Se allora mi chiedevo il perché di tanto dolore mio e suo, dopo ho avuto la risposta: “Qualcuno” ha voluto che conoscessi la realtà che esisteva dell’altra parte della strada dove abito, per rendermi strumento dei suoi meravigliosi progetti.
Aiuto le nonne come posso, le imbocco all’ora dei pasti chiaccherando con loro in modo che, come con i bambini, si dimentichino che non vogliono mangiare, ascolto i loro ripetitivi monologhi. Alle persone che capiscono porto un po’ di vita da fuori, raccontando di negozi, piazze,tram… ecc., cose che innescano un meccanismo di ricordi che le fa un po’ rivivere. Senza contare che anch’io scopro situazioni accadute 60-70 anni fa: pezzi di storia e di costume da fare invidia ad un romanziere.
Tanto ancora avrei da raccontare e, se ne avrò l’occasione, ve lo racconterò perché il Palazzolo è anche fatto di gioia, risate ed episodi divertenti.
Barbara
UNA GIOIA INATTESA...
Questo inizio dell’anno 2012 è stato davvero intenso per il mio ruolo di volontaria. Oltre ai pomeriggi presso la struttura del Nuovo Focolare di S. Maria di Loreto, dove gli ospiti esprimono davvero tanta gioia per il tempo che passo con loro, ho avuto richieste da anziani soli per la prenotazione di esami e visite mediche; e negli ambulatori, si sa, ti trovi sempre in coda e con il numerino che ti indica quante persone hai davanti!!!
Ho accompagnato un’anziana per una visita oculistica e un’altra dalla diabetologa, ma la cosa che più mi ha impegnato è stata la chiamata della badante di una signora di 93 anni (che già seguo da tempo) per una caduta in casa e, nonostante il mio invito a chiamare subito il 118, non ne ha voluto sapere fino al mio arrivo. Per fortuna non ci sono state fratture, ma dopo 10 ore al pronto soccorso per gli accertamenti e la TAC per un sospetto trauma cranico e un dolorosissimo strappo muscolare, all’una di notte è stata dimessa. Con l’ambulanza l’abbiamo riportata a casa, con la raccomandazione del medico di starle vicino e di tenerla sveglia tutta la notte.
Essere volontaria comporta anche questi sacrifici, comunque al mio ritorno a casa in tarda mattinata mi sono sentita serena e contenta per essere stata utile.
Ida
IN MEMORIA DI BICE GHEZZI...
Bice Ghezzi è stata tra i soci fondatori dall’Associazione “Amici di Don Palazzolo”. Nominata consigliera del Direttivo, svolse il suo compito con delicatezza, determinazione e consapevolezza, nonché grande umanità, qualità che derivavano dalla sua amata professione di insegnante esercitata per oltre 40 anni.
Per lunghi anni docente di Scienze naturali e Geografia generale ed economia presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Carlo Cattaneo” di Milano, ha avuto tra i suoi allievi il nostro volontario Paolo Tempo, nel corso serale, e quasi subito fra di loro è nata un’intesa che li avrebbe portati a collaborare attivamente con le Suore delle Poverelle nel servire gli anziani accolti nella struttura geriatrica, allora gestita dalle Suore. La prof.ssa Ghezzi era persona di infinita e raffinata cultura, che esponeva con semplicità e chiarezza. Raccontava i numerosi viaggi compiuti attorno al mondo: sembrava di essere con lei in quelle bellissime esperienze!
Chi scrive ha avuto un legame particolare bellissimo con la cara Bice, prima come collega nella stessa scuola (e anche nella classe frequentata da Paolo), poi come socio fondatore e in seguito come presidente dell’Associazione (1991 – 1998).
L’intreccio tra noi, sempre ad opera di Paolo, è stato bellissimo!
Ciao a tutti!
Lidia
«CERCATI UN LUOGO DOVE PORTARE IL TUO FRUTTO»...
Il mio impegno all’Istituto Palazzolo è iniziato verso la fine del 1979, dopo un’esperienza di volontariato con Fratel Ettore Boschini dei padri Camilliani che svolgeva la sua opera caritativa presso la Stazione Centrale di Milano.
Ho scoperto l’Istituto Palazzolo un po’ per caso e ho scelto di svolgere il mio servizio di volontariato al primo piano del reparto Montini, dove c’erano ospiti laici e anche una piccola comunità di sacerdoti e religiosi anziani.
Subito sono rimasto colpito dalla frase di un poster appeso alla parete di un corridoio: “Cercati un luogo dove portare il tuo frutto”; quelle parole sono diventate il mio motto e hanno accompagnato il mio servizio in quel reparto per oltre vent’anni.
Soltanto agli inizi degli anni ’90 mi sono iscritto all’Associazione “Amici di don Palazzolo” ed ho cercato di dare il mio contributo alle varie attività, soprattutto offrendo il mio aiuto agli ospiti dell’Istituto e accompagnandoli nei momenti ricreativi, alle varie feste e alle funzioni liturgiche.
Verso la metà degli anni ’90, come volontario dell’Associazione, per diversi anni ho seguito alcuni nuclei familiari scappati dal Kosovo, dalla Macedonia, dall’Albania e da altri luoghi dell’ex Jugoslavia, sostenendoli con la distribuzione di alimenti vari, indumenti e beni di prima necessità.
Poi ho continuato ad occuparmi della distribuzione di prodotti alimentari alle persone sole e bisognose e alle famiglie in difficoltà del territorio.
Spesso mi viene chiesto perché da tanti anni continuo in questo impegno di volontariato nell’Istituto Palazzolo; io allora rispondo con le parole che mi diceva la signora Giuseppina quando la andavo a trovare e le stringevo le mani: “Antonio, queste tue mani oltre a riscaldare le mie mani riscaldano il mio cuore”. Quella frase così semplice mi riempiva di gioia, mi incoraggiava a fare tutto quello che potevo per le persone anziane che seguivo al Palazzolo e ancora oggi illuminano il mio cammino.
Antonio
IL MIO PRIMO INCONTRO CON SUOR GENEROSILDE
Era il lontano marzo del 1988, quando ho avuto la gioia grande di incontrare la Cara Suor Generosilde. In quell’anno nella mia famiglia si erano susseguite tante disgrazie e l’ultima riguardava l’amata moglie di mio fratello, che era stata colpita da un aneurisma.
Rimasta paralizzata e dimessa dall’ospedale, bisognava trovare un istituto che l’accogliesse.
Dopo vari tentativi risultati inutili presso alcune residenze per anziani, ho pensato di rivolgermi all’Istituto Palazzolo. Lì ho incontrato Suor Generosilde, allora responsabile del Servizio Sociale, e la segretaria Annamaria, che mi sono sembrate due angeli custodi.
Non dimenticherò mai la loro calda accoglienza!
Ho compilato subito la domanda per il ricovero e nel giro di dieci giorni mia cognata è stata accolta nella grande casa del Beato Luigi Palazzolo.
Purtroppo è venuta a mancare dopo sei mesi, ma io sono rimasta più che mai legata all’Istituto, mi sono iscritta all’Associazione “Amici di don Palazzolo” e continuo ad offrire il mio servizio di volontariato.
Sono sempre molto felice quando incontro gli ospiti del Palazzolo, li ascolto volentieri perché hanno tanto da raccontarmi e loro mi considerano un’”amica”.
Rosaria
CARA LILIANA...
Liliana Varisco ha iniziato fin dal 1980 il suo impegno di volontariato presso l’Istituto Palazzolo, dove con grande generosità ha donato buona parte del suo tempo libero e tutte le energie fino al momento della sua morte avvenuta il 29 dicembre 2005.
Per molti anni ha ricoperto la carica di segretaria dell’Associazione “Amici di don Palazzolo”, dimostrando intraprendenza, capacità organizzativa e profondo spirito palazzoliano.
La sua grande disponibilità e la costante attenzione alle persone, specie quelle più bisognose di aiuto, erano contagiose e comunicavano serenità ed entusiasmo.
Così l’hanno voluta ricordare gli amici e gli ospiti del Palazzolo nel giorno del suo funerale: “Gli anziani, i volontari e tutti gli operatori dell’Istituto Palazzolo-Fondazione don Carlo Gnocchi ricorderanno la tua energia, il tuo entusiasmo, la tua dedizione. Hai fatto della nostra casa la tua casa, del nostro tempo il tuo tempo, della nostra vita la tua vita, Grazie per il bene che ci hai voluto!”.
E così l’hanno salutata le sue amate Suore: “Ciao, Liliana. Quante volte ti abbiamo visto in questa chiesa come semplice fedele, come protagonista attiva nelle feste solenni, come provetta fotografa o con la tua cinepresa, per immortalare momenti importanti della nostra comunità di Milano, che tu hai tanto amato e per la quale hai donato con tanto entusiasmo e creatività molti anni della tua vita.
Tu certamente che di te si parlasse, ma non possiamo lasciarti andare così in sordina…, non possiamo non dirti grazie.
Grazie soprattutto a nome delle sorelle missionarie, per le quali hai speso molte energie, fino agli ultimi giorni della tua esistenza. Ormai sofferente e consapevole che la tua vita volgeva al termine, fino all’ultimo hai voluto nella tua stanza la scatoletta per raccogliere offerte per le missioni.
Negli ultimi tempi, spesso ripetevi di essere pronta per l’incontro con il Signore, anche se la voglia di vivere non ti è mai venuta meno: il desiderio di ritornare nelle tue montagne sulle piste innevate era sempre presente nei tuoi ultimi giorni… Ora hai raggiunto la vetta più alta…ù
Il nostro affetto e la nostra amicizia ti accompagnano ora, e tu dall’alto guida i nostri passi su vie di pace e di fedeltà al carisma del Palazzolo, di cui sei stata una grande innamorata.
Grazie!”.
UNA DOMENICA SPECIALE...
Era una domenica di settembre del 1999 e come di consueto partecipavo alla Messa nella parrocchia di S. Marcellina insieme a mia sorella Marinella e ad altri amici.
Dopo la celebrazione siamo stati avvicinati da una Suora delle Poverelle che con tono affabile ma determinato ci ha chiesto se eravamo disponibili ad accompagnare gli ospiti del Palazzolo alla messa che tutte le domeniche veniva celebrata nella chiesa dell’Istituto: “È un servizio che impegna poco tempo – ci ha detto – ma procura tanta gioia a molte persone sofferenti che trovano in quell’ora settimanale la forza di sopportare con maggior serenità la loro situazione”.
La Suora che ci parlava era la cara Suor Generosilde ed io mi sono sentita subito spinta ad accettare l’invito a dedicarmi a questo servizio.
Ho così avuto l’opportunità di conoscere l’Associazione “Amici di don Palazzolo”e nel 2000 ne sono diventata socia. Ora collaboro alle varie attività sono impegnata in segreteria con Marisa e partecipo con spirito di servizio alle gioie e ai dolori degli ospiti dell’Istituto: li ascolto, dono loro un sorriso, una carezza, una parola di conforto e sono davvero felice di aver offerto la mia disponibilità in quella lontana domenica di settembre.
Silvana
UN INCONTRO PER RITROVARE LA SPERANZA E LA FIDUCIA NEL PROSSIMO
Voglio ricordare una significativa testimonianza dei primi anni di attività dell’Associazione “Amici di don Palazzolo”.
Il signor Fausto, ospite anziano dell’Istituto Palazzolo, era in carrozzella a causa dell’amputazione di un arto inferiore e trascorreva le lunghe giornate davanti alla finestra con lo sguardo fisso verso un punto del giardino interno. Era talmente assorto nei suoi pensieri che apparentemente nessuna azione che si svolgeva intorno a lui pareva distrarlo. Il suo volto era inespressivo ma segnato da una forte sofferenza.
L’allora presidente dell’Associazione rimase colpito e turbato dall’atteggiamento del signor Fausto che lo costringeva alla totale solitudine e all’autoemarginazione. Ogni volta che gli passava vicino lo salutava e la risposta non sempre arrivava.
Pensò quindi di chiedere, prima a una volontaria troppo esuberante, in seguito ad un volontario non adeguato alla situazione, di avvicinarlo e di cercare, oggi diremmo, la password, al fine di avviare un dialogo, una relazione, ma senza successo.
Passato un po’ di tempo, il presidente non volle arrendersi e individuò in Ida la volontaria che secondo lui avrebbe potuto aiutare questa persona isolata dal mondo. La volontaria, persona molto garbata, non appariscente, timida, rispettosa, non invadente, molto dolce e serena, riuscì ad avvicinare il nostro signor Fausto e inizio con lui una relazione di amicizia che continuò fino alla sua dipartita.
Scoprimmo che egli era uno dei meccanici dell’Alfa Romeo impegnati nelle corse di Formula 1 e aveva conosciuto tutti i più grandi campioni: da Ascari a Fangio.
Dopo questa notizia il presidente si recò da un dirigente dell’Alfa e ottenne l’assicurazione (mantenuta fino alla fine) di inviare al signor Fausto tutti gli anni a Natale gli auguri con il tradizionale panettone e le varie pubblicazioni promosse da questa famosa casa automobilistica.
Dall’incontro con Ida il signor Fausto uscì dal suo letargo e in lui ritornò la speranza e la fiducia nelle persone e nella vita.
Paolo